La Fondazione
Nuovo Mezzogiorno è stata promossa da uomini e donne della
Sicilia che credono nella necessità di promuovere la
cultura della coesione nazionale in un momento in cui i
valori della solidarietà, della comune appartenenza
nazionale, della giustizia sociale paiono minacciati da
chiusure localistiche e da egoismi di gruppi e interessi più
o meno organizzati.
Rilanciare la “questione meridionale”
in questo contesto non significa ritornare al passato, non
significa solo attrarre più risorse al fine di garantire
un’economia di mera sussistenza, ma significa fare dei
vecchi e nuovi problemi del Sud una questione nazionale,
spiegando soprattutto alle giovani generazioni che un Paese
in cui prevale la legge della giungla a causa di una difesa
aggressiva dei particolarismi, in cui quindi la
ridistribuzione delle risorse nel territorio è destinata ad
essere sempre più iniqua, sarà inevitabilmente un paese più
povero, più sfiduciato, più disordinato anche a causa di
flussi migratori massicci che prendono la via del Nord, più
indifeso rispetto alle grandi sfide che la globalizzazione
propone. Se non si pone mano ad una politica di
valorizzazione delle risorse umane il Sud non ha futuro e
rischia di essere, ed apparire, sempre più abbandonato a se
stesso. E invece lo sviluppo del Sud è una grande
opportunità per l’intero Paese. Si tratta di scommettere
sulla volontà di rinascita che si avverte in settori
crescenti nelle nostre popolazioni, di diffondere la cultura
del rischio tra coloro i quali si vogliono impegnare in
attività imprenditoriali, di diffondere l’etica della
responsabilità tra le nostre genti per renderle protagoniste
di uno sviluppo locale che sia in parte autopropulsivo. Ciò
sarà possibile se un’attenzione nuova e crescente viene
posta sui processi educativi e formativi, poiché è lì che si
formano le coscienze ed è da lì che potrà venire il
rinnovamento vero. Se riusciremo a fare tutto ciò,
saremo protagonisti delle politiche dello sviluppo che si
vogliono promuovere nella regione meridionale del
Mediterraneo, una regione strategica per avviare politiche
della crescita socialmente sostenibili e affrontare i grandi
conflitti che dipartendosi dal Mediterraneo destabilizzano
vaste aree del pianeta. E’ qui che si creeranno le
condizioni per un dialogo fra il mondo occidentale e il
mondo senza sviluppo. E’ questa area il laboratorio naturale
delle politiche della tolleranza e della cooperazione
economica che si continuano ad auspicare in occasione dei
vertici mondiali. E’ attraverso l’attenzione dedicata a
questa area che l’Europa può mostrare il volto mite
dell’Occidente. La “questione meridionale” va vissuta con la
consapevolezza che essa sempre più si identifica con la
grande “questione mediterranea”. Il
“ponte” euro mediterraneo, di cui il Mezzogiorno
italiano può essere un pilastro fondamentale, deve essere,
attraverso il dialogo ed il confronto, fonte di crescita
economica e civile per tutte le popolazioni del
Mediterraneo.
Certo vi sono diversi Mediterranei, ma
esistono più elementi di convergenza tra le esigenze che si
esprimono che di divergenza, nonostante la particolarità
delle situazioni locali. La gente del nostro Sud non ha
ricchezze da distribuire tra le genti del Mediterraneo che
sono alle prese con drammatici problemi di sopravvivenza.
Essa può però sentire come proprie le sofferenze di quei
popoli, svolgere un importante ruolo di sensibilizzazione
della comunità nazionale per promuovere una politica della
solidarietà in questa area, proprio perché qui lq gente
conosce l’indigenza e l’ingiustizia sociale, avendo
sperimentato sulla propria pelle cosa significhi cercare
fortuna lontano, fuori dai luoghi in cui si è nati.
Abbiamo in comune, noi cittadini del
Nord del Mediterraneo con quelli del Sud, tradizioni
culturali e abitudini sociali. Abbiamo soprattutto in comune
la capacità di essere generosi con chi ha bisogno di aiuti.
La Fondazione si occuperà del Mezzogiorno d’Italia e dello
sviluppo economico e sociale del Mediterraneo con lo scopo
di far emergere quei fili sommersi che per secoli hanno
legato popoli che si affacciavano sullo stesso continente
liquido, il Mediterraneo appunto. Quei fili sono il nostro
passato, al quale bisogna accostarsi non con un approccio
mussale, ma per trarre da esso le lezioni che servono per
capire il presente e costruire il futuro.
Abbiamo molte cose da dirci noi
cittadini del Mediterraneo, creando luoghi ed occasioni
giusti per farlo. Abbiamo soprattutto molte cose da fare
insieme per valorizzare uno straordinario patrimonio
culturale che ospitiamo nei nostri territori. E per fare ciò
dobbiamo essere orgogliosi e ambiziosi delle civiltà che
“rappresentiamo”, rimuovendo complessi di inferiorità e
vittimismi.
Una cittadinanza mediterranea non vive
solo di riconoscimenti reciproci di diritti e di doveri, ma
di facilità di accesso alla conoscenza, di circolazione
delle idee, di confronti culturali stimolanti. Le differenze
culturali non sono una barriera, ma sono una risorsa se
interpretate non in chiave gerarchica. Per realizzare questi
obiettivi occorre impegnarsi di più e meglio nella
formazione delle giovani generazioni. E’ giusto che esse
sappiano cosa i loro antenati hanno dato alla cultura di
tanti popoli che hanno vissuto in regioni molto lontane
dalla nostra. Ancora oggi la nostra cultura, i nostri stili
di vita, la nostra idea di solidarietà sociale, possono
costituire un modello di convivenza civile capace di
rendere migliore il mondo. Questo modello può diventare
fattore duraturo di crescita poiché è solo attraverso un
comune sottostrato di valori e di principi che un moderno
sistema produttivo può prosperare.
Se il Mediterraneo, come tanti
giustamente dicono, torna in una posizione di centralità,
sarà possibile utilizzare tale centralità non soltanto per
rendere più efficiente la circolazione delle merci e della
ricchezza, ma per rendere più fruibile una cultura sociale
che è da sempre attenta alla promozione della persona umana.
La Fondazione, in questo senso, si spenderà molto per
svolgere un ruolo di promozione del dialogo culturale che
possa, sul piano educativo, consentire il formarsi di una
cultura mediterranea, precondizione di qualunque
cittadinanza mediterranea. Essa pertanto lavorerà per far
emergere un pensiero ed un bene comune, non precostituito ma
costantemente ricercato. Le società si fondano su un’idea di
sviluppo che deve essere condivisa per essere sostenibile.
Il mercato esiste solo in quanto esiste un’idea regolativa
alla sua base. La Fondazione non seguirà gli umori
variabili di un pubblico disorientato, ma farà tesoro di
ogni istanza per comporla in un quadro di compatibilità e di
sostenibilità. Essa crede nella massima apertura degli spazi
di democrazia ma crede anche nella necessità di una sintesi,
che diventa garanzia di mantenimento di quegli spazi. La
Fondazione si candida ad essere un soggetto di sintesi ed a
costruire la sua reputazione su questa base. |