Favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo.
 
 
 
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Nuovo Mezzogiorno
 
 

Le finalità della Fondazione

 
La Fondazione si propone di agevolare il formarsi di una cultura dello sviluppo nelle regioni più deboli del paese con particolare riferimento alla regione Sicilia. In questo senso occorre creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali finalizzate a realizzare in Sicilia efficienti politiche della formazione, nonché a favorire tutte le forme di partecipazione orientate ad una migliore tutela dei diritti. In questo contesto è importante favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, individuando nella Sicilia il territorio ideale per ubicare iniziative culturali che facciano di essa un vero e proprio hub della conoscenza.
 

Gli impegni
     
 

Nel perseguimento dello scopo istituzionale, la fondazione si impegna a:

a) svolgere ricerche e corsi di formazione che mirino a diffondere la cultura della partecipazione consapevole;
b) promuovere attività editoriali limitatamente allo scopo istituzionale;
c) divulgare le proprie iniziative attraverso i mass media e la rete internet;
d) organizzare in Sicilia convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale per facilitare il dialogo tra i popoli del mediterraneo;
e) svolgere indagini finalizzate alla migliore conoscenza delle condizioni di vita dei popoli della regione mediterranea;
f) supportare attraverso la documentazione e la ricerca le attività delle istituzioni impegnate negli ambiti in oggetto;
g) diventare membro di altre organizzazioni e stipulare convenzioni con altre istituzioni

 
     
 

 


 
Un decalogo per fare uscire la Sicilia dalla crisi
«Ora è il tempo della responsabilità del sacrificio»
Le proposte di economisti, imprenditori, giuristi, rappresentanti della società civile
 

Rossella Jannello

Un «brain storm» al capezzale della Sicilia che naviga nella crisi. Una regione dove dal 2001 ad oggi la crescita è stata inferiore a quella della media nazionale e dove, dunque, sarà conseguentemente più difficile intravedere presto tracce di ripresa.

Questa la diagnosi dal quale è partita la due giorni di riflessione organizzata dalla Fondazione Nuovo mezzogiorno, l'organismo nato l'anno scorso per volontà di 100 soci promotori e composto da 60 membri non solo siciliani «per creare - spiega il presidente, il rettore della università Kore di Enna prof. Salvo Andò - una sede di discussione e proposte per affrontare le grandi emergenze del sud». E per discutere appunto di «La Sicilia e la crisi: ripensare lo sviluppo», Nuovo mezzogiorno ha radunato al palazzo dell'Esa economisti, giuristi, rappresentanti del mondo produttivo, ognuno dei quali ha argomentato su una particolare angolazione della crisi fornendo soprattutto elementi creativi per venirne fuori. Oltre allo stesso Andò, Francesco Forte (docente di scienze delle finanze nell'università di Torino), Maurizio Caserta (docente di economia politica all'università di Catania), Francesco Attaguile (dirigente della Regione per il collegamento con le istituzioni europee), Bruno Busacca (responsabile relazioni istituzionali Legacoop), Anna Mignosa (docente di Scienza delle Finanze alla Kore di Enna), Francesco Providenti (magistrato), Salvo Spagano (ricercatore nell'istituto universitario Studi superiori di Pavia), Davide Zammataro (consulente aziendale), Emilio Giardina (docente emerito di scienza delle finanze nell'università di Catania), Liborio Termine (preside della facoltà di arte e comunicazione dell'università Kore), Claudio Costantino (membro del Cun); Calogero Guccio (docente di Finanza pubblica all'università di Catania), Massimo Gulisano (docente di Biologia molecolare nell'università di Catania), Sebastiano Mazzù (docente di Economia degli Intermediari finanziari all'università di Messina); Giuseppe Sopranzetti (direttore Banca d'Italia di Palermo): Giuseppina Talamo (docente di Scienze economiche e sociali all'università Kore) e il vicepresidente e assessore al Bilancio della Regione Michele Cimino.

Una «squadra» che ha provato a vivisezionare i problemi che condizionano e condizioneranno lo sviluppo per la Sicilia. Come quello affrontato dal prof. Emilio Giardina, che ha lamentato le conseguenze che potrebbero derivare alle Regioni a statuto speciale e in particolare alla Sicilia dalla legge 42 sul federalismo fiscale. «Un garbuglio normativo - ha argomentato - che causerà una bastonatura del mezzogiorno». O l'intervento del direttore della Banca d'Italia di Palermo che ha rivelato fra l'altro che a Catania dal 2001 al 2007 si sono persi 10 punti percentuali in valore aggiunto. «Ma le banche - ha aggiunto - devono cambiare atteggiamento e fare al meglio il loro lavoro proprio in tempi di crisi». «L'intento dell'iniziativa - riassume per tutti il presidente Andò - è quello di impegnare imprese, cultura e società civile a fare proposte concrete alle istituzioni. La cosa più difficile è stabilire le gerarchie dei bisogni, un passaggio essenziale specie con la riforma del federalismo fiscale. Più interessi minuti si soddisferanno, meno saranno soddisfatti i bisogni essenziali. Ecco perchè - continua - occorre che imprese, università, società civile parlino seriamente di queste cose. Ora è il tempo della cittadinanza attiva, il tempo della responsabilità del sacrificio».

Ecco perchè, al termine della due giorni, dal convegno sono venute fuori «Dieci proposte per la Sicilia». Fra queste: «Sfruttare tutti gli spazi di legislazione e di regolamentazioni offerti dall'autonomia per semplificare gli adempimenti richiesti ai settori produttivi»; la costituzioni di banche dati pubbliche sui servizi offerti dalla Pubblica amministrazione e la creazione di uno Osservatorio per superare «la carenza di informazioni che caratterizza la Pa del mezzogiorno»; «farsi capofila di iniziative che abbiano come obiettivo una reale centralità della regione nell'area euromediterranea»; uno sportello unico per gli investimenti produttivi; «abbandonare l'idea di Pubblico impiego come ammortizzatore sociale definendo invece politiche e strumenti per la crescita del tasso di attività della popolazione giovanile e delle donne»; «definire in via costituzionale un vincolo alla spesa corrente rispetto alla spesa in conto capitale»; colmare il vuoto di diritti e libertà che lo Statuto siciliano presenta»; «assicurare la trasparenza dei luoghi di incontro fra domanda e offerta di lavoro»; riqualificare i fondi per la formazione che «sono stati destinati ad attività assistenziali»; «coinvolgere il sistema finanziario privato nello sviluppo delle attività produttive nei settori di punta per lo sviluppo del mezzogiorno».
 

(La Sicilia, domenica 18/04/2010)
 

 
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CONFERENZA ECONOMICA
LA SICILIA E LA CRISI
RIPENSARE
LO SVILUPPO

16 Aprile 2010
ore 15,30/19,30

17 Aprile 2010
ore 09,30/13,30


Palazzo dell’E.S.A.
Via Beato Bernardo, 5 Catania (CT)


Introduce i lavori
Salvo Andò

Relazioni di base
Maurizio Caserta
Alessandro Garilli
Giovanni Pitruzzella
Liborio Termine


I sessione
Presiede
Francesco Forte


II sessione
Presiede
Emilio Giardina

Interventi
Francesco Attaguile
Bruno Busacca
Claudio Costantino
Calogero Guccio
Massimo Gulisano
Ivan Lo Bello
Sebastiano Mazzù
Anna Mignosa
Carmela Panella
Francesco Providenti
Giuseppe Sopranzetti
Salvo Spagano
Giuseppina Talamo
Anna Valvo
Davide Zammataro


È prevista la partecipazione
dell’On. Michele Cimino

 

 


 

 
 
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