Favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo.
 
 
 
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Le finalità della Fondazione

 
La Fondazione si propone di agevolare il formarsi di una cultura dello sviluppo nelle regioni più deboli del paese con particolare riferimento alla regione Sicilia. In questo senso occorre creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali finalizzate a realizzare in Sicilia efficienti politiche della formazione, nonché a favorire tutte le forme di partecipazione orientate ad una migliore tutela dei diritti. In questo contesto è importante favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, individuando nella Sicilia il territorio ideale per ubicare iniziative culturali che facciano di essa un vero e proprio hub della conoscenza.
 

Gli impegni
     
 

Nel perseguimento dello scopo istituzionale, la fondazione si impegna a:

a) svolgere ricerche e corsi di formazione che mirino a diffondere la cultura della partecipazione consapevole;
b) promuovere attività editoriali limitatamente allo scopo istituzionale;
c) divulgare le proprie iniziative attraverso i mass media e la rete internet;
d) organizzare in Sicilia convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale per facilitare il dialogo tra i popoli del mediterraneo;
e) svolgere indagini finalizzate alla migliore conoscenza delle condizioni di vita dei popoli della regione mediterranea;
f) supportare attraverso la documentazione e la ricerca le attività delle istituzioni impegnate negli ambiti in oggetto;
g) diventare membro di altre organizzazioni e stipulare convenzioni con altre istituzioni

 
     
 
 
   
   


 

Convegno dei Lions  con rappresentanti del mondo politico, delle Istituzioni, della cultura, della Marina militare sul tema distrettuale:

La Sicilia Euroregione
del Mediterraneo
 

Vittorio Galvani

 

Nella grande sala di Palazzo Platamone a Catania, dove sono convenuti autorità lionistiche, politiche, civili e soci Lions da ogni parte della Provincia, il Lions club di Paternò, con la collaborazione dei club Lions della Zona 14, Adrano, Misterbianco, Randazzo e Trecastagni, ha organizzato, il 16 novembre del 2013, un Meeting  sul tema distrettuale “La Sicilia Euroregione del Mediterraneo: problematiche ed opportunità, partecipazione all’Unione Europea ed operatività dello Statuto Siciliano”. Sono intervenuti come relatori il Capitano di Fregata della Marina militare Pietro Ricci, Il Prof. Massimo Paradiso, ordinario di Istituzioni di Diritto Privato, Il Prof. Salvo Andò, ordinario di Diritto Costituzionale e Presidente della Fondazione Nuovo Mezzogiorno, il deputato nazionale Avv Giuseppe Berretta, ordinario di Diritto del Lavoro, il Dott. Antonio Pogliese, Past Governatore del Distretto Lions della Sicilia, il Past Presidente del Consiglio dei Governatori Avv. Salvo Giacona e il Governatore in carica Avv. Gianfranco Amenta. iGli interventi sono stati coordinati dal Dirigente scolastico Prof. Vittorio Galvani, socio del Club di Paternò.

Dopo i saluti dell’Amministrazione municipale di Catania, portati dal Vice sindaco di Catania, dott. Marco Consoli, nella sua introduzione, Vittorio Galvani ha rilevato come il Tema trattato ha rappresentato, anche negli anni passati, un motivo di impegno per approfondimenti in diverse direzioni.. Tuttavia l’Associazione continua ad avvertire la necessità di ulteriori approfondimenti ed indicazioni di linee operative, anche perché non sembra di percepire da parte delle istituzioni preposte, atteggiamenti ed iniziative che vadano davvero nella direzione di quanto necessario per assicurare al nostro territorio le condizioni per lo sviluppo e la sua integrazione nel contesto europeo. Non si può per altro non rilevare la condizione di instabilità dell'area del Mediterraneo, una condizione resa più drammatica dagli ultimi sbarchi, alcuni di essi con esiti tragici, una condizione che vede un complesso intrecciarsi in ogni parte di essa di complesse problematiche politiche, sociali e economiche e una richiesta di diritti e di libertà che non trova ancora risposta.

Il Capitano Pietro Ricci, della Capitaneria di Porto di Catania, utilizzando alcune slides, ha illustrato le questioni di fondo della problematica e i compiti della Guardia Costiera che affronta quotidianamente in mare situazioni drammatiche per recuperare e salvare la vita di poveri esseri umani in balia di organizzazioni criminali sempre meglio organizzate. L’azione di soccorso della Guardia Costiera a favore dei migranti irregolari è regolata dalla Convenzione di Amburgo del 1979, con la quale si sono codificate le norme che riguardano il soccorso delle persone  in pericolo di vita in mare in tutto il mondo. In base a tale convenzione, l’Italia è stata suddivisa in 13 zone di ricerca. La Capitaneria di Porto di Catania con i suoi mezzi di soccorso, presidia una delle zone più ampie ed importanti(180 miglia) che consente le sbarco in Sicilia, l’isola che è diventata la porta dell’Europa, il passaggio dei migranti irregolari verso l’Italia e gli altri Stati del nord Europa. Una nave della Guardia costiera staziona permanentemente in mare, in fondo all’area di competenza, per attivare in tempi rapidi  quei soccorsi che non potrebbero essere assicurati con mezzi che partono da terra, né con elicotteri che hanno una capacità di soccorso limitata. Il relatore ha poi descritto i flussi migratori, soffermandosi su quelli provenienti dalla Libia che raccoglie migranti dell’Africa sub sahariana che fuggono dalle guerre e dalla fame e quelli provenienti dall’Egitto da cui partono profughi provenienti dalla Siria in stato di guerra civile permanente. Ha poi riferito sui dati degli sbarchi negli ultimi anni. Il traffico di esseri umani è considerato un reato contro l’Umanità e consente il fermo e il controllo delle imbarcazioni anche oltre i i limiti di 12 miglia, di competenza degli Stati. Dal 2005 i flussi hanno avuto un andamento irregolare, in aumento o in diminuzione. Attualmente il flusso dei moigranti è in rapido aumento. Perché ci sono tanti sbarchi di tante persone? Le organizzazioni criminali stanno attuando una modalità nuova, un sistema che comporta elevatissimi profitti. Partono dalle coste africane con grandi navi di 70 metri che accompagnano i migranti fino a 100 miglia dalla costa, confidando sul fatto di potere riuscire ad essere fin lì al riparo dalle conseguenze penali previste per il traffico di esseri umani. A quel punto avviene il passaggio dei migranti sulla nave figlia che dovrà compiere il resto della traversata. Il momento del distacco della fune che sgancia la nave figlia è stato fotografato da sommergibili che sempre di più sono  utilizzati per la repressione di questi atti criminali con il vantaggio di non essere visti e quindi di evitare da parte degli scafisti azioni di autodifesa e di occultamento delle prove.

Dopo la relazione del Capitano Ricci, Vittorio Galvani ha proposto ai relatori alcuni approfondimenti a partire da alcuni interrogativi:

1) Quali possono essere i possibili profili istituzionali di una euroregione mediterranea?

2) Esiste una identità mediterranea o si tratta della tendenza verso un sentire comune elaborata dagli storici e dai sociologi? E’ possibile individuare delle connessioni su cui costruire una convivenza tra le Genti che vivono intorno alle rive del Mediterraneo, superando le fratture e i conflitti che lo dividono?

3) Come avviare un autentico percorso di attenzione ed analisi dei dati economici per compere azioni utili per lo sviluppo ed l’integrazione?

Il Prof. Massimo Paradiso nel suo intervento ha presentato l’ambito istituzionale, la cornice dentro cui la Sicilia può svolgere un ruolo di baricentro dell’area regionale euro mediterranea. La struttura giuridica istituzionale di riferimento è quella delle Euroregioni. Cosa sono le Euroregioni? Si tratta di forme istituzionali che nella disciplina comunitaria non costituiscono una struttura specifica, titolare di specifiche funzioni e poteri. Con la previsione delle Euroregioni il diritto comunitario ha inteso indicare genericamente alcune forme di cooperazione tra enti locali appartenenti a Stati diversi, al fine di favorire la coesione economica e sociale delle comunità locali e di adottare interventi e soluzioni per facilitare trasporti transfrontalieri, lo scambio di conoscenze, il turismo, interventi  sull’ambiente. Si tratta di una strategia che nasce nel 1958 con la costituzione della prima Euroregione tra Germania e Paesi Bassi, nata su base spontanea. Questa intesa è stata poi istituzionalizzata nel diritto comunitario. Si tratta di una tendenza che spinge verso l’abbandono di una programmazione e di una organizzazione giuridica di stampo centralistico e burocratico, se non altro per non disperdere ed indirizzare la spesa verso le esigenze reali delle comunità interessate. Il relatore ha poi fatto una rassegna delle varie fonti normative, europee ed italiane, che concorrono a costituire le Euroregioni e le forme della cooperazione territoriale, distinguendo due modelli fondamentali: la cooperazione transfrontaliera tra Enti appartenenti a Stati diversi ma confinanti l’uno con l’altro e la cooperazione interterritoriale che si instaura tra collettività estere non limitrofe ma unite dalla comunanza degli interessi. Le Euroregioni attualmente operanti sono circa una quarantina. Il quadro di riferimento giuridico per la cooperazione transfrontaliera  è costituito dalla Convenzione adottata in seno al Consiglio d'Europa, ”Convenzione quadro europeo sullo cooperazione transfrontaliera delle collettività e autorità territoriali”, firmata a Madrid il 21 maggio 1980. In essa sono previsti alcuni specifici ambiti di applicazione finalizzati alla cooperazione: lo sviluppo regionale, urbano e rurale; la protezione dell'ambiente; il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi resi ai cittadini(turismo, trasporti, cultura, istruzione ecc..); l'aiuto reciproco in caso di calamità naturali. La forma giuridica prevista per la costituzione della Euroregione è il GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale), un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico o privato. Ne possono fare parte gli Stati, Le Regioni, gli Enti locali, gli organismi di diritto pubblico. Il relatore ha concluso menzionando alcune importanti esperienze siciliane di cooperazione euro regionale tra le quali Archimed che riunisce le isole del mediterraneo in un unico progetto di cooperazione territoriale ed alcune importanti iniziative di formazione realizzate in partenariato tra le Università di Palermo e di Enna con le Università di Paesi della sponda sud del Mediterraneo.

La relazione del Prof Andò è introdotta da Galvani che  rileva come la dimensione regionale degli interventi possa diventare il vero volano dell’integrazione europea. Si tratta di un’idea che supera la concezione tutta illuministica dello Stato individuo che si contrappone in linea di principio agli altri Stati. Il Prof. Andò inizia il suo intervento ponendo alcune questioni. E’ possibile una alternativa mediterranea rispetto al modello euro atlantico, una alternativa in cui la Sicilia possa giocare un ruolo da protagonista? Riprende poi il tema della cooperazione, un tema che non può essere trattato riferendosi solo a ciò che gli Stati hanno fatto o possono continuare a fare nell’area del Mediterraneo, bensì con riferimento ad un reale protagonismo della società civile, a ciò che le espressioni della società civile, collegandosi tra di loro, possono fare. Quando si parla dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo l’auspicio è che questi Paesi possano avere al più presto delle vitali borghesie, possano puntare sulle proprie risorse umane e formare una classe dirigente attrezzata culturalmente per determinare un modello di sviluppo auto propulsivo. L’India e la Cina, che oggi sono motori dell’economia mondiale, sono uscite dal sottosviluppo attraverso politiche di qualificazione del capitale umano che hanno formato le classi dirigenti, hanno determinato le condizioni dello sviluppo. Questo non è accaduto nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo dove ha prevalso una visione eurocentrica dello sviluppo. Da qui il fallimento delle politiche della cooperazione che sono state prodotte negli anni passati. Per realizzare una cooperazione efficace bisogna avere le idee chiare su cosa offriamo e di che cosa hanno bisogno i Paesi con cui veniamo in contatto, sulla disponibilità nostra a dare e sulla loro disponibilità a ricevere. Che cosa possiamo fare affinchè il Meridione e la Sicilia possano essere protagonisti di uno sviluppo nel Mediterraneo? Il Meridione deve avere una sua strategia di crescita. Non possiamo guardare solo al Nord dove c’è un tipo di competizione che è troppo avanti. Dobbiamo avere come riferimento l’Area del Mediterraneo e fare ciò che le piccole imprese dell’ Area del Triveneto hanno saputo fare, negli anni ’80, rispetto alla Mitteleuropa e i Paesi dell’ex blocco comunista, dove hanno definito una loro area imprenditoriale realizzando contatti, investimenti e massicce esportazioni di prodotti in quell’area, al di fuori di qualsiasi quadro di intese o convenzioni di provenienza statale. Questo modello potrebbe essere replicato nel Mediterraneo dove il Meridione d’Italia potrebbe elaborare un modello di sviluppo condiviso. Gli strumenti di questa operazione sono stati bene spiegati dal Prof. Paradiso e rappresentano una grande opportunità di collegamento e di cooperazione tra paesi Europei e non europei. E’ ormai necessaria una torsione delle politiche europee verso i Paesi del Sud del Mediterraneo. L’Europa ha svolto negli anni passati una funzione di supporto nei confronti dei Paesi dell’Est europeo dove sono cadute le dittature, si sono determinate condizioni di sviluppo della democrazia e dell’economia. Oggi l’Europa ha interesse ad avere un ruolo determinante nello sviluppo dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo per un progetto di crescita

bicontinentale che possa in qualche modo essere propulsivo della ripresa economica della stessa Europa. L’Africa è un continente giovane con prospettive di crescita, un continente non pregiudicato da fattori di degrado ambientale dove possiamo svolgere un ruolo decisivo. Le rivolte non sono state espressione dell’ortodossia islamica, bensì hanno significato una attenzione per modelli di democrazia che assomiglino a quella europea, senza per altro esserne una copia. Si tratta di verificare se è possibile in quei Paesi un modello di democrazia che sia coerente con le loro tradizioni e la loro cultura. A tutto questo l’Europa ha un grande interesse e la Sicilia in particolare potrà giocare un ruolo determinante se si rivelerà un interlocutore affidabile per quei Paesi. I Paesi della sponda sud del mediterraneo hanno una gran massa di popolazione giovane che ha bisogno di essere qualificata, hanno soprattutto bisogno di conoscenza e formazione. La Sicilia, con le sue Università, può fare un forte investimento in formazione e conoscenza, può offrire conoscenza e formazione di alto livello, può rappresentare un avamposto nel Mediterraneo per la diffusione di conoscenze tecnologicamente avanzate e la creazione di un capitale umano di qualità nei Paesi di origine.  La Sicilia può diventare l’hub della conoscenza nel Mediterraneo, può riprendere con il Nord Africa rapporti di cooperazione antichi che in passato hanno prodotto in quell’area sviluppo e benessere.

L’On. Giuseppe Berretta, nel suo intervento, rileva l’attualità del tema, dato che mai come oggi il Mediterraneo è stato attraversato da cambiamenti così importanti, ma anche da una serie di minacce che muteranno gli equilibri che si erano raggiunti nel passato. Rispetto a questa realtà c’è una grande sfida per l’Europa che può realizzare importanti processi di integrazione e di sviluppo.  Il Prof. Paradiso ha spiegato quali possono essere gli strumenti giuridici che permettono il raggiungimento di questi fini. Ma serve anche una forte volontà politica di praticare questi strumenti. Certo va rivisto il rapporto dell’Europa con l’Africa, anche perché in Africa ci sono Paesi che resistono con economie che funzionano, sia pure tra difficoltà, ma anche Paesi che sono dilaniati da guerre interne ed esterne che durano da anni con conseguenze gravi per milioni di persone che poi sono costrette, per salvarsi, a fuggire da quelle situazioni di guerra, di fame e di povertà. Il Mediterraneo è il nostro nuovo orizzonte, insieme all’Europa. Non si tratta di una contrapposizione. L’Europa ha rappresentato per milioni di persone, un grande sogno di pace e di condivisione delle culture europee, un traguardo che è stato raggiunto dopo secoli di guerre che non hanno risparmiato nessuno dei Paesi europei. L’Europa è stata grande quando ha perseguito la strada dell’allargamento, dell’apertura, e non la strada della chiusura egoistica, nazionalistica. Oggi, ancora una volta, la vera sfida è quella del confronto con il continente africano, di tentare la strada del confronto e della cooperazione. Il Mediterraneo è un’opportunità reale per tutta l’Europa, da mettere al centro dell’agenda nel semestre in cui l’Italia sarà alla guida dell’Unione europea. Serve una nuova politica estera che sia adeguata a confrontarsi con i cambiamenti che si realizzano in quei Paesi, che sia adeguata ad affrontare il problema dell’immigrazione che è un problema europeo  e non  soltanto italiano. Il Mediterraneo non può essere un mare di morte, deve essere un mare in cui si realizzano gli scambi culturali, un mare di opportunità, di crescita per i Paesi che lo abitano. Serve una nuova politica per la sicurezza in mare, per l’accoglienza degli immigrati, per l’incremento dei rapporti economici e degli investimenti, per favorire l’accesso al credito che il quei Paesi è essenziale per l’avvio di nuove attività, per una formazione di qualità che possa fare crescere il livello culturale del capitale umano di quei Paesi molto rilevante dal punto di vista numerico ma scarsamente qualificato. Su questa base sarà possibile rilanciare il ruolo della Sicilia che deve divenire uno snodo per lo sviluppo delle piccole e medie imprese nell’area euromediterranea. Da questa idea nasce l’impegno del Governo affinchè l’Europa si occupi della sponda sud del Mediterraneo affinchè venga condivisa la responsabilità di contribuire allo sviluppo di questo continente così grande e così pieno di opportunità per loro ed anche per noi.

Il Dott. Antonio Pogliese, nel suo intervento,  rileva come il tema proposto si proponga di cogliere molteplici aspetti. Da parte sua tenterà di dare una lettura del tema cogliendone gli aspetti più specificamente economici, utilizzando il recente Rapporto SVIMEZ e la Relazione presentata dalla Banca d’Italia sullo stato dell’economia siciliana. Il relatore propone una riflessione sui dati economici per vedere quanto la Sicilia sia realmente centrale nel Mediterraneo dal punto di vista politico ed economico e pone una questione: la crisi economica è davvero mondiale? I dati relativi ai flussi economici che si misurano con il PIL, indicativi del livello della produzione di un determinato paese, ci dicono che il PIL mondiale cresce nel 2012 del 3,2% rispetto al 2011 e nel 2011, cioè nel pieno della crisi, il PIL mondiale cresce del 4% rispetto al 2010. Cosa significa questo dato? C’è stato un pezzo del mondo che è cresciuto, (la Cina del 7,8%) e un altro pezzo del mondo, l’Europa e l’Occidente, che hanno concorso al PIL mondiale con la decrescita dei loro sistemi economici. Perché gli Stati Uniti sono riusciti ad uscire dalla crisi e l’Europa non è riuscita? Perché all’interno dell’Europa c’è la Germania che va molto bene sul piano delle esportazioni con un saldo nettamente positivo delle esportazioni sulle importazioni? Una tesi possibile è che le disponibilità economiche straordinarie messe in campo negli Stati Uniti sono servite realizzare riforme e cambiamenti sostanziali, mentre che in Europa le risorse disponibili sono state male utilizzate per la carenza di potere politico. Si deve concludere, allora, che finchè in Europa non ci sarà il Governo dell’Europa, finchè l’Europa sarà l’Europa dei Trattati e non del Governo dell’Europa, non otterremo risultati apprezzabili sul piano mondiale. L’interesse dell’Europa si è spostato verso i Paesi dell’Est dell’Europa, come si può facilmente desumere dall’analisi dei fondi europei e dal loro utilizzo. I porti dell’Europa che hanno una valenza internazionale sono essenzialmente i porti atlantici della Germania. Il Mediterraneo risulta assai poco centrale. L’Occidente che oggi sta recuperando sulla crisi è solo una parte dell’Occidente (Stati Uniti, Canada, Germania, alcuni Paesi del Nord dell’Europa), mentre il Sud dell’Europa sta soffrendo in modo significativo. Se poi analizziamo i dati economici della Sicilia come sono stati prospettati nella Relazione della Banca d’Italia, il quadro è di una drammaticità desolante; la Sicilia risulta ultima in tutte le statistiche di tutti i settori economici.. Al momento mancano in Sicilia le premesse per potere immaginare un cambiamento nella direzione dello sviluppo, certamente importante e necessaria per il futuro della nostra Isola

Il Past Presidente del Consiglio dei Governatori Avv. Salvo Giacona e il Governatore Prof. Avv. Gianfranco Amenta hanno concluso rilevando come l'attenzione per il territorio di appartenenza costituisca per i Lions un dovere ineludibile, per cui ormai da tempo, con tutti i Governatori che si sono succeduti,  la Sicilia ha assunto un rilievo particolare ed una sua precisa focalizzazione, con lo proposizione di Service sempre più specifici e di carattere operativo.

 

 

La Sicilia del 16/12/2013
 

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