Il tema della crisi dei partiti
pare essere sempre più al centro del dibattito politico. Si
fanno anche delle ipotesi sui nuovi soggetti politici che
potrebbero emergere, e sulle nuove polarità. Il governo
tecnico,del resto, con il suo decisionismo ha reso ancora
più evidente l’inadeguatezza degli assetti politici con cui
il paese ha dovuto fare i conti in tutti questi anni.
Tanti, all'inizio,hanno visto in
Monti un personaggio alternativo ai partiti della seconda
Repubblica,e nel governo tecnico una sorta di governo
dell'antipolitica . Così non è stato, perché lo stesso
Presidente del Consiglio ha più volte spiegato che alla
fine del suo mandato l'iniziativa politica va restituita ai
partiti.
C'è da chiedersi, però , come
sarà il partito nuovo , e soprattutto come sarà selezionata
la sua classe dirigente .Man mano che l’attuale governo si
consolida, e i suoi orizzonti temporali si allungano, sono
sempre più numerosi coloro i quali prevedono che le
personalità oggi al governo potrebbero garantire una
tranquilla transizione verso una nuova Repubblica,
espressione di un rapporto rifondato tra la gente e la
politica. In questo contesto,alcuni membri di questa
compagine ministeriale potrebbero costituire il nucleo di
una nuova classe politica, destinata ad operare in un
sistema politico assai diverso da quel bipolarismo
cosiddetto muscolare che tanti guasti ha prodotto nel corso
di quasi un ventennio, e che appariva già clamorosamente
fallito prima ancora che si insediasse il governo dei
professori .
Oggi il governo si trova di
fronte a scelte che richiedono una discussione pubblica che
risulti davvero coinvolgente, perché si tratta di scelte che
incideranno sulla stessa struttura sociale del paese. Non
si può passare dai tagli alle misure finalizzate alla
crescita, senza interrogarsi sul tipo di società che si
vuole. La discussione pubblica su temi così impegnativi -
bisogna mettersi d’accordo su come rifare l'Italia - ha
bisogno di partiti che esprimano una precisa identità
culturale, che abbiano programmi ed obiettivi chiari
.Occorre stabilire un rapporto più diretto tra il governo e
il paese, sapere ascoltare non solo i vertici delle diverse
categorie ,ma anche la gente comune .
È questa un'attività nella quale
l'attuale personale di governo, nella cd fase due
dell'opera di risanamento , dovrà con convinzione
impegnarsi , proprio per fugare il sospetto che i poteri
forti abbiano una corsia privilegiata per arrivare al
governo e condizionarne le decisioni .
Questo sforzo pare ancora più
doveroso , se si considera che all'interno della squadra di
Monti si manifesta,magari in modo non esplicito ,da parte di
taluni ministri la disponibilità a scendere in campo per
fare politica con i partiti che ci sono o con i futuri
partiti dei quali si discorre. E sarebbe un bene per
l'Italia che personaggi, finora apprezzati per competenze
professionali e onestà personale, scelgano in prospettiva
l’impegno politico a tempo pieno.
Questo paese potrà essere
finalmente un paese normale se i sacrifici, che esso ha
affrontato e dovrà ancora affrontare , serviranno non
soltanto per rimettere a posto i conti pubblici ,ma anche
per ricostruire un robusto tessuto democratico . Se il
governo saprà operare in modo tale da favorire questo tipo
di riconciliazione fra paese e politica, esso sarà
ricordato a lungo come il governo della rinascita italiana.
I partiti in questi mesi hanno
fatto a gara per dimostrare lealtà nei confronti di Monti e
per sostenerne in modo efficace l'azione , ma hanno anche
dimostrato una totale assenza di strategia per uscire dalla
crisi di rappresentanza che li ha colpiti. Parlano di
riforme istituzionali e soprattutto di una nuova legge
elettorale come di impegni ineludibili, ma paiono poco
disponibili a cedere qualcosa sul terreno del potere che
hanno conquistato grazie ad una legge elettorale che ha
stravolto alcuni caratteri fondamentali di una autentica
vita democratica.
Si tratta peraltro di partiti che
continuano a navigare a vista, che vogliono una cosa oggi,
per poi disvolerla il giorno dopo. Basti ricordare i
giudizi sprezzanti del centro-destra su questo governo,
presentato come il risultato di un'operazione quasi
golpista. Ebbene, dalla stessa parte politica , oggi si
auspica che l’attuale governo possa proseguire la propria
opera anche nella prossima legislatura .
Monti finora ha avuto buon gioco
nel rivendicare piena autonomia nei confronti dei partiti e
delle parti sociali, ascoltando il loro punto di vista e ,
però , decidendo poi sulla base di priorità ritenute
inderogabili . La mediazione ,insomma ,non è stata
estenuante e sterile , anche se qualcosa su questo terreno
inevitabilmente comincia a cedere . Il governo ha preso atto
in più occasioni del fatto che partiti e parti sociali, più
le seconde che i primi, sono restii ad accettare un'azione
di rinnovamento che metta a rischio consolidate rendite di
posizione . Il Presidente del Consiglio ha spiegato che ,
comunque ,intende portare avanti il suo programma fino al
giorno in cui non tornerà alle sue vecchie occupazioni . E
su questo terreno può contare sulla indiscutibile
solidarietà di tutti i suoi ministri , anche di quelli che ,
finita questa esperienza del governo tecnico , dovrebbero
scegliere in via definitiva l'attività politica . Del resto
,più dura questo governo in carica e più l'impronta
tecnocratica ,che lo connotava all'inizio, tende a
sbiadire.
La possibilità che personalità
del mondo delle imprese e delle professioni scelgano la
politica in pianta stabile non può che dare maggiore qualità
alla vita politica , a condizione che costoro sappiano
inserirsi in un sistema di partiti profondamente rinnovato,
che diventino dirigenti politici veri , e quindi
indisponibili ad offrire i propri servigi a qualunque
maggioranza, che si diano da fare per rendere più
competitivo il sistema paese e per garantire una crescita
che abbia basi stabili , e che siano fermamente convinti che
per l’economia valgono ancora i vincoli posti nel secolo
passato dalle costituzioni democratiche . È accaduto in
Spagna, è accaduto in Francia, ed anche in altri paesi,che
dei bravi tecnici siano diventati non solo ottimi uomini di
governo ma anche buoni dirigenti di partito; ciò potrebbe
accadere anche in Italia .
Conclusosi il ciclo
berlusconiano, con l'uscita di scena del Cavaliere, la cui
figura ha caratterizzato l'intera vicenda della seconda
Repubblica , non è pensabile che tutto il resto
dell'universo politico rimanga uguale a se stesso, come se
niente fosse avvenuto . Occorrono nuovi leader sia sul
versante del centro-destra che su quello del
centro-sinistra . Ed occorre che anche in Italia si ricreino
partiti o aggregazioni tra partiti che in qualche modo siano
riconducibili, per i loro connotati culturali, alle
tradizionali famiglie politiche europee . Finora l'Italia
da questo punto di vista è stata un'anomalia , e di ciò non
c'è certo da menare vanto .
Per cambiare i partiti occorre
cambiare le persone. L'esperienza dei nuovi sindaci
,candidatasi spesso a dispetto dei partiti,in questo senso
dovrebbe insegnare qualcosa . Purtroppo, in questi ultimi
vent'anni sono cambiati i partiti,nel nome e nei simboli ,
si sono avute svolte revisioniste a getto continuo , ma non
sono cambiati i criteri di selezione del personale politico
,e quindi le persone che nei partiti comandano. Fuori
dall’Italia ,invece,accade la cosa opposta ; cambiano i
leader in base alle alterne fortune dei partiti, ma non
cambiano i partiti .
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