Le elezioni
politiche del 27/28 Marzo 1994, svoltesi per la prima volta
con il sistema elettorale maggioritario (legge Mattarella)
danno inizio alla 12^ legislatura ed alla cosiddetta 2^
Repubblica. Nei 18 anni fin qui trascorsi (1994-2012) si
sono alternate 5 legislature (dalla 12^ alla 16^ tuttora in
corso) e si sono avvicendati ben 11 governi (compreso quello
in atto) per una durata media di anni 1,6 per ciascuno di
essi. La 12^ legislatura (governo di centro destra) si
conclude in 24 mesi mentre la 15^ (governo di centro
sinistra) si conclude in soli 732 giorni. Se la durata delle
cinque legislature fosse stata pari alle previsioni del
dettato costituzionale saremmo dovuti arrivare al 2019.
Le leggi
elettorali adottate nel periodo considerato sono state tre:
a) la legge Mattarella del 04/08/1993 (Mattarellum); b) la
legge Tatarella del 24/02/1995 (Tatarellum); c) la legge
Calderoli del 21/12/2005 (Porcellum). Rispetto a tutto ciò
ci siamo posti le seguenti domande. Le suddette leggi hanno
garantito l’alternativa bipolare, hanno assicurato stabilità
ai governi nazionali e locali,hanno prodotto la selezione di
classi dirigenti più qualificate, più competenti e più
trasparenti sotto il profilo morale rispetto a quelle
precedenti al 1994? Ed ancora: la aggregazione di forze tra
di loro troppo diverse all’interno dei due poli hanno
contribuito alla semplificazione ed alla riduzione del
numero dei partiti? E questi, a loro volta, hanno assicurato
al proprio interno il confronto e la dialettica o non
piuttosto le segreterie, gli apparati e le oligarchie
interne sono divenute i depositari esclusivi per la “nomina”
del nostro Parlamento quando le premesse della vigilia erano
invece quelle di ridurre “lo strapotere delle segreterie”
dei vecchi Partiti?
Il
bipolarismo tanto decantato ha instaurato tra i due blocchi
contrapposti un civile, dialettico confronto attorno ai
problemi reali del Paese oppure ha determinato un livello di
rissosità e di incomunicabilità tali da portare alla
abdicazione dalla politica e dal governo? Tanti che si
richiamavano alla tradizione dei Partiti democratici
espressione di grandi filoni culturali del nostro Paese
(cattolici, liberali, repubblicani, socialisti o semplici
cittadini animati da passione civile) hanno opposto il
proprio netto rifiuto a processi di omologazione ed hanno
ritenuto, pur tra non poche difficoltà, di organizzarsi in
Movimenti, Associazioni, Circoli, Fondazioni, e/o altro
attraverso le reti informatiche, riuscendo a svolgere un
ruolo di stimolo e di sollecitazione ed attivando una sorta
di sussidiarietà orizzontale rispetto alla afasia di tanti
degli attuali Partiti.
La crisi
della POLITICA sembra portare con se la fine del bipolarismo
attuale. Se questa valutazione ha qualche fondamento di
verità, dopo esserci interrogati noi stessi, vogliamo
chiedere ad altri, a partire dalle associazioni che hanno
accettato il nostro invito ed alle altre dichiaratesi
disponibili, se è possibile immaginare un percorso non più
solitario ma coordinato. Ci sorregge la idea, rispetto ad
una nuova fase della politica che sembra annunciarsi, di
potere concorrere, nelle forme possibili, alla
ricomposizione o costruzione di nuovi schieramenti politici
democratici che guardino ad una possibile alleanza tra
progressisti e moderati accomunati da una comune, concreta
cultura di governo e finalizzata non solo a vincere le
tornate elettorali ma soprattutto a governare il Paese
recuperando, per questa via, il contributo ideale e politico
di forze che negli anni della democrazia repubblicana hanno
dato testimonianza in tale direzione contribuendo alla
ricostruzione economica, politica e civile delle istituzioni
del nostro Paese.

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