Palermo. Dagli investimenti in imprese, infrastrutture e
innovazione tecnologica a un progressivo snellimento della
macchina burocratica regionale: il tutto senza tralasciare
la lotta alla criminalità organizzata e con uno sguardo alla
sponda Sud del Mediterraneo, che può dare quello slancio
necessario in chiave commerciale per far ripartire
l'economia dell'Isola.
Queste sono alcune delle ricette che sono venute fuori dal
seminario "La Sicilia dentro la crisi", organizzato dalla
Fondazione Nuovo Mezzogiorno, a Palermo. Il convegno,
presieduto da Salvo Andò, presidente della Fondazione e
rettore dell'Università "Kore" di Enna, ha riunito attorno a
un tavolo economisti, esponenti politici, rappresentati
dell'industria e giovani per avviare un confronto che porti
all'individuazione di una via per uscire dalla fase critica
in cui si trova la Sicilia.
"Un anno fa ci raccontavano che stavamo uscendo dalla crisi
e ora scopriamo che la situazione è peggiorata - ha
affermato Andò - vogliamo ragionare su come dare una mano
alla Sicilia e al Paese".
Secondo Andò, tuttavia, "qualsiasi ragionamento sullo
sviluppo non può prescindere dall'affrontare questioni
centrali come il gap infrastrutturale tra Nord e Sud. Bene
ha fatto Mario Monti a parlare di «equità» come punto
fondamentale della sua azione di governo - ha aggiunto - ma
a tutto ciò bisogna associare una politica che metta tutte
le regioni nelle stesse condizioni di partenza".
In una Sicilia che dal 2006 a oggi ha perso circa
sessantamila posti di lavoro e al primo semestre 2011
registra un tasso di disoccupazione del 14,7%, le priorità
indicate da Giuseppe Arrica, direttore della filiale di
Bankitalia in Sicilia, si traducono in tre linee di
intervento: "Bisogna stimolare la diffusione dei valori del
merito e della competenza, ampliare la produttività della
pubblica amministrazione e perseverare nella lotta alla
criminalità organizzata", ha spiegato.
Preoccupante la situazione siciliana che, secondo una stima
dell'università di Catania, vedrà arretrare il Pil
dell'Isola ancora nei prossimi due anni. Fanno eco i dati di
Bankitalia Palermo, secondo cui il reddito pro capite, pari
al 67,5% della media nazionale, tende a scendere nel 2012.
La Sicilia è inoltre penultima regione italiana, sopra la
Sardegna, per livello di istruzione e registra i tempi più
lunghi d'Italia per una concessione edilizia, in media 958
giorni.
Convinto della necessità di "investire nella buona volontà
delle imprese", l'assessore regionale per l'Economia,
Gaetano Armao: "Il boom di richieste sul credito d'imposta
dimostra che esiste in Sicilia un tessuto imprenditoriale
che ha voglia di rimboccasi le maniche e ripartire
investendo denaro e tempo", ha sottolineato.
Per Maurizio Caserta, docente di Economia politica
all'Università di Catania, la via d'uscita dalla crisi "può
passare anche attraverso uno choc esogeno, un improvviso
cambiamento dei sistemi attuali" tramite un fattore esterno.
"In questa fase le banche non hanno fiducia nelle imprese
che, di conseguenza, non investono creando così un circuito
vizioso - ha evidenziato - occorre guardare a una
innovazione, come ad esempio gli stravolgimenti politici
avvenuti nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo.
Dobbiamo coglierli al volo per mettere in moto meccanismi
commerciali virtuosi".
Chi punta molto sulle opere pubbliche è Carlo Vizzini,
presidente della commissione Affari costituzionali del
Senato: "E' necessario un programma serio per dotare tutti i
comuni costieri di impianti di depurazione dei reflui - ha
affermato -, per poi continuare con il completamento della
rete autostradale e del cosiddetto anello energetico".
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